Se la Sicilia si svegliasse indipendentista? Impossibile, isola già occupata

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di Salvo Barbagallo

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Sicilia, gli Anni cruciali.

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1° Agosto 1943, venti giorni prima della totale occupazione della Sicilia degli anglo-americani, il “Daily Mail” di Londra pubblica il seguente commento: “Questo Comitato per l’Indipendenza Siciliana è una cosa esistente che molti siciliani considerano come il nucleo del loro avvenire. È evidente che non si potranno fare altri passi positivi se non dopo la guerra. Ma questo Movimento separatista, organizzato segretamente da anni, esiste come fenomeno ben definito…”.

Agosto 1943. Come stabilito nella preparazione dei piani dell’occupazione della Sicilia, i governi inglesi ed americani si assumono pariteticamente la responsabilità dell’amministrazione militare in Sicilia (AMGOT). In parti eguali sono divise le responsabilità politiche, legali e finanziarie sia per quel che riguarda la pianificazione e la conduzione del governo, sia per quanto concerne la partecipazione del personale. La bandiera inglese e quella americana vengono esposte affiancate nel quartiere generale. L’AMGOT (Governo Militare Alleato nei Territori Occupati) entra immediatamente in funzione. Governatore Militare è il generale sir Harold Alexander, alle dipendenze dirette di Eisenhower; capo degli Affari civili, il maggiore generale Lord Rennel of Rood; vice capo degli Affari Civili della Terza Armata britannica.

17 Agosto 1943. Con il Proclama n. 13, Charles Poletti, responsabile civile della Sicilia dell’AMGOT ripristina la libertà politica: il MIS collega tutte le sezioni comunali istituite, normalizzandosi nella sua struttura di Partito.

21 Agosto 1943, data della totale occupazione della Sicilia, Charles Poletti e George Robert Gayre ricevono in udienza ufficiale, nella sede dell’AMGOT a Palermo, il Comitato separatista: la notizia viene riportata dal “New York Times” e provoca un duro attacco di don Sturzo su “L’Italia Liberata” di New York. Il Gayre sostiene apertamente che la diga più idonea per preservare la Sicilia e l’Italia meridionale dal dilagare del comunismo sia il separatismo. I russi non vedono di buon occhio questa massiccia ingerenza angloamericana negli affari interni italiani, ed avanzano proteste e richieste di immediata chiarificazione. Il 28 Settembre “Il Corriere di Sicilia” (quotidiano edito a Catania dal 17 luglio in 25.000 copie e redatto sotto il controllo del PWB) pubblica in prima pagina un articolo dal titolo “L’Inghilterra non ha mire in Sicilia”,

  1. La situazione economica dell’isola si presenta in tutta la sua gravità. Complessivamente il costo della vita, rispetto all’ultimo anno di “pace”, è più che raddoppiato, essendo salito del 112 per cento. Fermi o bloccati a livello anteguerra i salari, in continua discesa il loro valore reale. La Sicilia occupata è in uno stato di assoluto abbandono: fame nelle città, distruzione e caos nelle campagne, disoccupazione quasi generale; centinaia di migliaia di persone senza tetto; commercio, industrie, artigianato, agricoltura mortalmente danneggiati; tifo e malaria dilaganti.

30 luglio 1944. Viene nominato Alto Commissario per la Sicilia Salvatore Aldisio: di estrazione cattolica, era appartenuto al Partito Popolare, ed era stato ministro degli interni nel secondo governo Badoglio. Il primo atto, appena insediatosi, è quello di destituire tutti i sindaci separatisti nominati dagli alleati. Lo stesso giorno dell’insediamento gravi incidenti si verificano a Palermo fra lavoratori ed elementi reazionari. I risultati di un indagine condotta da un ispettore del ministero degli Interni, su ordine dello stesso Aldisio, presenta il seguente quadro delle forze politiche in Sicilia: Movimento Indipendenza Siciliana: 480.000 iscritti; DC: 35.000; PCI: 25.000; Demolaburisti: 23.000; Socialisti: 7.000; Azionisti: 3.000.

31 agosto 1944. Una circolare del generale Taddeo Orlando, comandante supremo dei Carabinieri d’Italia, ordina di agire senza esitazione ove si verifichino manifestazioni popolari di protesta.

17 giugno 1945. Uccisione di Antonio Canepa, capo dell’EVIS (Esercito Volontario Indipendenza Siciliana).

15 maggio 1946: concessione Autonomia Speciale alla Sicilia.

Tra Storia e Storia: Catalogna settembre 2017.

Il Fatto Quotidiano (12 settembre): Sale ancora la tensione tra Madrid e la Catalogna in vista del referendum per l’indipendenza, che vedrà i catalani andare alle urne il prossimo 1 ottobre. Sempre che il governo centrale lo permetta. Visto che, dopo la denuncia della procura spagnola nei confronti del presidente Carles Puigdemont e dei suoi ministri, la Corte costituzionale spagnola ha sospeso la legge catalana che definisce il quadro giuridico per la formazione di uno Stato indipendente. Puigdemont ha però già indicato che andrà avanti comunque in nome della “nuova legalità catalana”. La procura spagnola – che negli scorsi giorni aveva ordinato alla Guardia Civil di fare irruzione nelle tipografie dove vengono stampate le schede – ha inoltre ordinato alla polizia catalana di sequestrare ogni materiale destinato a essere usato per il referendum e ha convocato il capo dei Mossos d’Esquadra Josep Lluis Trapero, considerato vicino al fronte indipendentista, dopo l’ordine impartito dall’Alta corte dello Stato spagnolo alla polizia di impedire l’organizzazione del voto.

 

Morale delle “favole” storiche?

Nessuna “morale”, solo dati di fatto.

La Catalogna di oggi è già Regione Autonoma della Spagna, il Governo spagnolo difficilmente permetterà che la Catalogna ottenga la “sua” legittima indipendenza.

La Sicilia di oggi è già Regione Autonoma, non potrebbe ottenere una “sua” indipendenza, anche se i Siciliani lo volessero, e c’è da dubitarne fortemente: l’Isola, infatti, è già occupata da forze militari straniere (quelle statunitensi), anche se formalmente alleate dell’Italia. La Sicilia nelle attuali condizioni e chissà ancora per quanti decenni, non potrà risvegliarsi “Indipendente”. Dovrà accontentarsi, come sta accadendo per le prossime elezioni, di avere in competizione (in nome della “democrazia”) qualche lista con carattere indipendentista (ritenute da molti presenze “folkloristiche”), e qualche nostalgico di tempi che non si possono riproporre, affiancato magari a uomini di estrema destra scesi in campo nella battaglia elettorale.

Catalogna e Sicilia restano sotto gli occhi di tutti a dimostrazione di sogni infranti mai diventati realtà a causa di compromessi e interessi internazionali (di varia natura) difficilmente scardinabili…

 

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